SKYFALL
ettore 12 anni fa
*** Messaggio originale corretto dall'autore il 11/11/2012 18.44.22 ***
007 ritorna, dopo 4 anni di pausa e in tempo per festeggiare i 50 anni del personaggio.
Era il 1962 quando Sean Connery interpretò Dr. No (da noi Licenza di uccidere).
Da allora ne é passata di acqua sotto i ponti, e ben 5 attori che lo hanno interpretato.
Dopo il quasi flop di Quantum of Solace, la casa produttrice ha avuto problemi economici. Questo unito alla ricerca di un soggetto degno della prestigiosa ricorrenza, ha fatto si che i tempi si dilatassero. Stavolta alla regia Sam Mendes, premio oscar per American Beauty. É la prima volta che alla regia di un film di Bond ci sia un regista da oscar.
E la sua bravura si vede dal primo minuto.
La storia narra di un cyber terrorista ritornato dal passato di M (Judy Dench) per vendicarsi del MI6.
James Bond dovrá fare un viaggio dentro se stesso, nel suo passato per ricostruire un futuro. E capire cosa davvero lo anima.
Nuovi attori faranno la loro apparizione in vecchi personaggi come Q e Moneypenny, in uno scontro continuo, e per tutta la durata della pellicola, fra innovazione e tradizione, giovani e vecchi, passato e futuro.
Tantissime le citazioni ad altre pellicole di Bond, dai loro titoli ai loro gadget, perfino alcune situazioni verranno riproposte in un gioco colto di citazioni che abbraccia anche altre pellicole.
Sam Mendes ci regala un'inedito scorcio sulla giovinezza di Bond, sulla sua casa Natale e su cosa pulsa sotto la pelle dell'eroe. E il linguaggio, per la prima volta, si fa un pò gretto.
Da un regista che ha fatto del viaggio nell'io la sua bandiera, non ci si poteva aspettare diversamente. Anzi il timore che desse troppo la sua impronta a Bond che ha i suoi MUST e le sue regole del gioco, c'era. Ma l'equilibrio fra regia al servizio della storia e storia al servizio del regista é ottimo.
Forse troppa poca azione ma ci rifaremo col prossimo: nei titoli di coda una chicca come non se ne vedevano dai tempi di Roger Moore.
É il finale é da antologia Bondiana. La tradizione é salva, Dio salvi Bond.
P.s la sigla iniziale oltre ad essere stupenda, di per sé vale il biglietto.
ettore 12 anni fa
*** Messaggio originale corretto dall'autore il 11/11/2012 18.44.22 ***
007 ritorna, dopo 4 anni di pausa e in tempo per festeggiare i 50 anni del personaggio.
Era il 1962 quando Sean Connery interpretò Dr. No (da noi Licenza di uccidere).
Da allora ne é passata di acqua sotto i ponti, e ben 5 attori che lo hanno interpretato.
Dopo il quasi flop di Quantum of Solace, la casa produttrice ha avuto problemi economici. Questo unito alla ricerca di un soggetto degno della prestigiosa ricorrenza, ha fatto si che i tempi si dilatassero. Stavolta alla regia Sam Mendes, premio oscar per American Beauty. É la prima volta che alla regia di un film di Bond ci sia un regista da oscar.
E la sua bravura si vede dal primo minuto.
La storia narra di un cyber terrorista ritornato dal passato di M (Judy Dench) per vendicarsi del MI6.
James Bond dovrá fare un viaggio dentro se stesso, nel suo passato per ricostruire un futuro. E capire cosa davvero lo anima.
Nuovi attori faranno la loro apparizione in vecchi personaggi come Q e Moneypenny, in uno scontro continuo, e per tutta la durata della pellicola, fra innovazione e tradizione, giovani e vecchi, passato e futuro.
Tantissime le citazioni ad altre pellicole di Bond, dai loro titoli ai loro gadget, perfino alcune situazioni verranno riproposte in un gioco colto di citazioni che abbraccia anche altre pellicole.
Sam Mendes ci regala un'inedito scorcio sulla giovinezza di Bond, sulla sua casa Natale e su cosa pulsa sotto la pelle dell'eroe. E il linguaggio, per la prima volta, si fa un pò gretto.
Da un regista che ha fatto del viaggio nell'io la sua bandiera, non ci si poteva aspettare diversamente. Anzi il timore che desse troppo la sua impronta a Bond che ha i suoi MUST e le sue regole del gioco, c'era. Ma l'equilibrio fra regia al servizio della storia e storia al servizio del regista é ottimo.
Forse troppa poca azione ma ci rifaremo col prossimo: nei titoli di coda una chicca come non se ne vedevano dai tempi di Roger Moore.
É il finale é da antologia Bondiana. La tradizione é salva, Dio salvi Bond.
P.s la sigla iniziale oltre ad essere stupenda, di per sé vale il biglietto.
007 ritorna, dopo 4 anni di pausa e in tempo per festeggiare i 50 anni del personaggio.
Era il 1962 quando Sean Connery interpretò Dr. No (da noi Licenza di uccidere).
Da allora ne é passata di acqua sotto i ponti, e ben 5 attori che lo hanno interpretato.
Dopo il quasi flop di Quantum of Solace, la casa produttrice ha avuto problemi economici. Questo unito alla ricerca di un soggetto degno della prestigiosa ricorrenza, ha fatto si che i tempi si dilatassero. Stavolta alla regia Sam Mendes, premio oscar per American Beauty. É la prima volta che alla regia di un film di Bond ci sia un regista da oscar.
E la sua bravura si vede dal primo minuto.
La storia narra di un cyber terrorista ritornato dal passato di M (Judy Dench) per vendicarsi del MI6.
James Bond dovrá fare un viaggio dentro se stesso, nel suo passato per ricostruire un futuro. E capire cosa davvero lo anima.
Nuovi attori faranno la loro apparizione in vecchi personaggi come Q e Moneypenny, in uno scontro continuo, e per tutta la durata della pellicola, fra innovazione e tradizione, giovani e vecchi, passato e futuro.
Tantissime le citazioni ad altre pellicole di Bond, dai loro titoli ai loro gadget, perfino alcune situazioni verranno riproposte in un gioco colto di citazioni che abbraccia anche altre pellicole.
Sam Mendes ci regala un'inedito scorcio sulla giovinezza di Bond, sulla sua casa Natale e su cosa pulsa sotto la pelle dell'eroe. E il linguaggio, per la prima volta, si fa un pò gretto.
Da un regista che ha fatto del viaggio nell'io la sua bandiera, non ci si poteva aspettare diversamente. Anzi il timore che desse troppo la sua impronta a Bond che ha i suoi MUST e le sue regole del gioco, c'era. Ma l'equilibrio fra regia al servizio della storia e storia al servizio del regista é ottimo.
Forse troppa poca azione ma ci rifaremo col prossimo: nei titoli di coda una chicca come non se ne vedevano dai tempi di Roger Moore.
É il finale é da antologia Bondiana. La tradizione é salva, Dio salvi Bond.
P.s la sigla iniziale oltre ad essere stupenda, di per sé vale il biglietto.
Paolo 11 anni fa
Il Bond dell'era Craig l'ho mal digerito sin dall'inizio (troppo cupo e cinico) ma quest'ultimo capitolo l'ho trovato più appetibile, senza che sacrificasse molto della sua nuova scorza! Ho notato anch'io un linguaggio meno elegante e decisamente incline ad epiteti che mai venivano usati nella saga, ma anche una certa leggerezza ed ironia nonostante le tematiche e gli sviluppi drammatici della storia! Magari essendo stati le precedenti pellicole una sorta di reboot della saga, ora Bond riacquisterà quel fascino anche giocoso che gli apparteneva e che ha fatto il suo successo!
Paolo 11 anni fa
Il Bond dell'era Craig l'ho mal digerito sin dall'inizio (troppo cupo e cinico) ma quest'ultimo capitolo l'ho trovato più appetibile, senza che sacrificasse molto della sua nuova scorza! Ho notato anch'io un linguaggio meno elegante e decisamente incline ad epiteti che mai venivano usati nella saga, ma anche una certa leggerezza ed ironia nonostante le tematiche e gli sviluppi drammatici della storia! Magari essendo stati le precedenti pellicole una sorta di reboot della saga, ora Bond riacquisterà quel fascino anche giocoso che gli apparteneva e che ha fatto il suo successo!
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