To Rome whit love
cirlimirli 13 anni fa
"To Rome with love" è esattamente quel che appare a una prima occhiata della locandina: una brossure turistica rivolta ad un mercato prevalentemente extra-europeo, quel pubblico che ,normalmente, ha ,tra le poche certezza della vita, lo stereotipo dell’italiano Volare e mandolino, un po’ arruffone, smaliziato e pressapochista. L’ultima fatica di Allen delude, purtroppo, magari anche perché non eccessivamente sudata. Uscito a troppa poca distanza dal premio oscar Midnight in Paris, se ne coglie subito la differenza qualitiva e di contenuti.
Il film si apre in una Roma dalle tinte giallo ocra (una visione tipicamente anni 50) con un vigile che dirige un traffico inesistente (situazione già di per se surreale…) che dovrebbe essere la voce narrante, ma di cui ben presto si perdono inspiegabilmente le tracce.
La trama è composta da una serie di frame, dove alcuni temi quali l’inegnuità, l’ambizione alla fama e ai soldi facili, il puro edonismo, la paura della morte, non sempre legati ad arte, dovrebbero reggere la struttura di un film povero di veri contenuti e zeppo di una quantità di luoghi comuni davvero sconcertante.
Non mancano, va detto, siparietti esilaranti e trovate surreali (su tutti, il tenore becchino che canta esclusivamente sotto la doccia): ma si perdono nella visione d'insieme, davvero scadente. A Piazza Navona c'è un Benigni omino comune che sale senza meriti alla ribalta mediatica, la storiella lascia il tempo che trova e del nostro premio oscar toscano se ne vede una copia stinta e fuori luogo. A Trastevere c'è un Baldwin, mentore-fantasma di un giovane americano in trasferta universitaria, più mascherone che attore. In stazione sbarcano due sposini che più che da Pordenone sembrano arrivare da un altro decennio. Per fortuna , a dare un certo non so che di notabile, c’è Allen stesso che spera di trasformare il consuocero in una star della musica lirica. Anche se la trovata della doccia risulta esilarante, sono sempre la sagacia , l’ironia e la mimica di Allen che attraggono lo spettatore… La piccola perla che ci regala ne “non mi psicanalizzare! Lo sai, molti ci hanno provato, ma nessuno chi è riuscito” risulta contestualizzata al momento, ma alla fine ci si rende conto che è un inutile infusione per arricchire il vuoto.
Fior di nomi nazionali nell’elenco delle “comparse”.
Se voleva essere un affresco di Roma città eterna, non è davvero riuscito, nemmeno in questo caso, poichè la capitale risulta esotica e fuori dal contesto di questo tempo.
Non è tanto l’italianità ferita che fa recriminare il prezzo del biglietto, ma l’impressione che un mostro come Woody Allen abbia avuto davvero poco da dire. Che sia una nuova fase di Allen?! Da estimatrice spero vivamente di no.
cirlimirli 13 anni fa
"To Rome with love" è esattamente quel che appare a una prima occhiata della locandina: una brossure turistica rivolta ad un mercato prevalentemente extra-europeo, quel pubblico che ,normalmente, ha ,tra le poche certezza della vita, lo stereotipo dell’italiano Volare e mandolino, un po’ arruffone, smaliziato e pressapochista. L’ultima fatica di Allen delude, purtroppo, magari anche perché non eccessivamente sudata. Uscito a troppa poca distanza dal premio oscar Midnight in Paris, se ne coglie subito la differenza qualitiva e di contenuti.
Il film si apre in una Roma dalle tinte giallo ocra (una visione tipicamente anni 50) con un vigile che dirige un traffico inesistente (situazione già di per se surreale…) che dovrebbe essere la voce narrante, ma di cui ben presto si perdono inspiegabilmente le tracce.
La trama è composta da una serie di frame, dove alcuni temi quali l’inegnuità, l’ambizione alla fama e ai soldi facili, il puro edonismo, la paura della morte, non sempre legati ad arte, dovrebbero reggere la struttura di un film povero di veri contenuti e zeppo di una quantità di luoghi comuni davvero sconcertante.
Non mancano, va detto, siparietti esilaranti e trovate surreali (su tutti, il tenore becchino che canta esclusivamente sotto la doccia): ma si perdono nella visione d'insieme, davvero scadente. A Piazza Navona c'è un Benigni omino comune che sale senza meriti alla ribalta mediatica, la storiella lascia il tempo che trova e del nostro premio oscar toscano se ne vede una copia stinta e fuori luogo. A Trastevere c'è un Baldwin, mentore-fantasma di un giovane americano in trasferta universitaria, più mascherone che attore. In stazione sbarcano due sposini che più che da Pordenone sembrano arrivare da un altro decennio. Per fortuna , a dare un certo non so che di notabile, c’è Allen stesso che spera di trasformare il consuocero in una star della musica lirica. Anche se la trovata della doccia risulta esilarante, sono sempre la sagacia , l’ironia e la mimica di Allen che attraggono lo spettatore… La piccola perla che ci regala ne “non mi psicanalizzare! Lo sai, molti ci hanno provato, ma nessuno chi è riuscito” risulta contestualizzata al momento, ma alla fine ci si rende conto che è un inutile infusione per arricchire il vuoto.
Fior di nomi nazionali nell’elenco delle “comparse”.
Se voleva essere un affresco di Roma città eterna, non è davvero riuscito, nemmeno in questo caso, poichè la capitale risulta esotica e fuori dal contesto di questo tempo.
Non è tanto l’italianità ferita che fa recriminare il prezzo del biglietto, ma l’impressione che un mostro come Woody Allen abbia avuto davvero poco da dire. Che sia una nuova fase di Allen?! Da estimatrice spero vivamente di no.
Il film si apre in una Roma dalle tinte giallo ocra (una visione tipicamente anni 50) con un vigile che dirige un traffico inesistente (situazione già di per se surreale…) che dovrebbe essere la voce narrante, ma di cui ben presto si perdono inspiegabilmente le tracce.
La trama è composta da una serie di frame, dove alcuni temi quali l’inegnuità, l’ambizione alla fama e ai soldi facili, il puro edonismo, la paura della morte, non sempre legati ad arte, dovrebbero reggere la struttura di un film povero di veri contenuti e zeppo di una quantità di luoghi comuni davvero sconcertante.
Non mancano, va detto, siparietti esilaranti e trovate surreali (su tutti, il tenore becchino che canta esclusivamente sotto la doccia): ma si perdono nella visione d'insieme, davvero scadente. A Piazza Navona c'è un Benigni omino comune che sale senza meriti alla ribalta mediatica, la storiella lascia il tempo che trova e del nostro premio oscar toscano se ne vede una copia stinta e fuori luogo. A Trastevere c'è un Baldwin, mentore-fantasma di un giovane americano in trasferta universitaria, più mascherone che attore. In stazione sbarcano due sposini che più che da Pordenone sembrano arrivare da un altro decennio. Per fortuna , a dare un certo non so che di notabile, c’è Allen stesso che spera di trasformare il consuocero in una star della musica lirica. Anche se la trovata della doccia risulta esilarante, sono sempre la sagacia , l’ironia e la mimica di Allen che attraggono lo spettatore… La piccola perla che ci regala ne “non mi psicanalizzare! Lo sai, molti ci hanno provato, ma nessuno chi è riuscito” risulta contestualizzata al momento, ma alla fine ci si rende conto che è un inutile infusione per arricchire il vuoto.
Fior di nomi nazionali nell’elenco delle “comparse”.
Se voleva essere un affresco di Roma città eterna, non è davvero riuscito, nemmeno in questo caso, poichè la capitale risulta esotica e fuori dal contesto di questo tempo.
Non è tanto l’italianità ferita che fa recriminare il prezzo del biglietto, ma l’impressione che un mostro come Woody Allen abbia avuto davvero poco da dire. Che sia una nuova fase di Allen?! Da estimatrice spero vivamente di no.
ettore 13 anni fa
Wow, allora ci devo andare, tanto piú che ho biglietti gratis. Cosí non avró da pentirmene!
ettore 13 anni fa
Wow, allora ci devo andare, tanto piú che ho biglietti gratis. Cosí non avró da pentirmene!
Paolo 13 anni fa
Per cominciare, bella recensione davvero!
Leggendo la tua disanima mi chiedo se non siano gli stessi italiani che ormai non sanno far altro che crogiolarsi nei luoghi comuni in cui "da fuori" vogliono sempre ingabbiarci!
Paolo 13 anni fa
Per cominciare, bella recensione davvero!
Leggendo la tua disanima mi chiedo se non siano gli stessi italiani che ormai non sanno far altro che crogiolarsi nei luoghi comuni in cui "da fuori" vogliono sempre ingabbiarci!
Leggendo la tua disanima mi chiedo se non siano gli stessi italiani che ormai non sanno far altro che crogiolarsi nei luoghi comuni in cui "da fuori" vogliono sempre ingabbiarci!
SEZIONI
Per soli iscritti al sito
Per soli autorizzati
Pochi messaggi
Con interazione
Per soli autorizzati
Pochi messaggi
Con interazione