Psychedelic Furs
Paolo 15 anni fa
*** Messaggio originale corretto dall'autore il 12/12/2010 - 18.03.56 ***Gli Psychedelic Furs (letteralmente: pelliccie psichedeliche) sono stati uno dei gruppi più poliedrici della cosiddetta New Wave inglese degli anni '80.
Essi nascono a Londra sul finire degli anni '70 dalle ceneri della rivoluzione punk, che mutò radicalmente il mondo del rock.
La formazione era puttosto atipica per quei tempi essendo formata da ben sei elementi:
Richard Butler (voce), il fratello Tim (basso), John Ashton e Roger Morris (chitarre), Duncan Kilburn (sax) e Vince Ely (batteria).
Il loro stile era ovviamente influenzato dal furore punk, al quale veniva mescolata la psichedelia dei Velvet Underground e il glam-rock dei Roxy Music, senza dimenticare il pop-rock contemporaneo di David Bowie, che tralaltro si rivelerà un loro grande estimatore.
Il debutto avviene nel '79 con il singolo "We love you" a cui seguirà, l'anno dopo, il primo album intitolato semplicemente "The Psychedelic Furs" dove sono ben evidenti le influenze sopracitate. L'album è prodotto da Steve Lillywithe che proprio quell'anno produrrà l'album di debutto degli emergenti U2!
Il secondo album, "Talk talk talk" dell'81, sempre prodotto da Lillywithe, è decisamente più accurato del precedente e si divide tra sonorità dure e cupe (Dumb waiters, All of this and nothing) ed altre più solari e melodiche (Pretty in pink, She is mine).
Questi primi due lavori ottengono un buon riscontro soprattutto negli Stati Uniti, meta ambita da ogni musicista britannico.
Purtroppo però, a questo successo fa da controaltare le prime crepe all'interno della formazione, che portano all'abbandono di Kilburn (il cui sax è ancora oggi molto rimpianto!) e Morris.
Il quartetto superstite non si perde però d'animo e vola proprio negli States per realizzare il nuovo album.
Prodotto da un'altro grande nome quale Todd Rundgren il terzo album, "Forever now" dell'82, volge verso l'elettronica offrendo un sound più ricco ed allo stesso tempo più melodico, come testimonia appieno il fortunato singolo "Love my way".
Perso per strada anche Ely, e ridotti a trio, i PF proseguono senza remore per la strada intrapresa e nell'84 sfornano "Mirror moves".
L'album, spesso ingenerosamente bollato come "commerciale" dai fan più puristi, consolida invece il successo della band soprattutto grazie ai fortunatissimi hit-singles "Heaven" (loro indiscusso cavallo di battaglia!) e "The ghost in you".
Ben presto anche il cinema, in un certo senso, si accorge di loro: nell'86 il regista Howard Deutch, ispirandosi alla loro vecchia hit "Pretty in pink", gira una commedia giovanile dal titolo omonimo (da noi intitolata "Bella in rosa") ed offre agli stessi PF di reinterpretare per l'occasione il loro vecchio brano.
Quest'ennesimo positivo riscontro preparerà la strada al nuovo album "Midnight to midnight", pubblicato l'anno seguente, contraddistinto da un robusto pop-rock da discoteca.
Il 1988 è anno di bilanci e la band pubblica l'antologia "All of this and nothing" che si rivela tuttaltro che una banale raccolta di hits, affiancando ad essi anche tracce non pubblicate su singolo ma ugualmente interessanti, con l'aggiunta di un brano nuovo di zecca, "All that money wants", che segna il gradito ritorno di Vince Ely.
Nell'89 esce "Book of days", un album contraddistinto da suoni inaspettatamente cupi ed arrabbiati, anche se non mancano sporadici momenti melodici.
Nel '91, dopo l'ennesimo e definitivo abbandono di Vince Ely i PF, con un'estemporanea formazione a sei, eseguono il loro "canto del cigno" con il raffinato e melodico "World outside".
Trascorsi gli anni '90 ognuno per la propria strada (i fratelli Butler formeranno anche un nuovo gruppo chiamato Love Spit Love), nel 2000 i tre elementi originari rimettono in piedi la band e partono per un lungo tour tra Europa e Stati Uniti ben documentato nel bellissimo album live "Beautiful chaos" e dal DVD "Live at the House of Blues" entrambe del 2001.
Viene inoltre pubblicato un nuovo singolo dal titolo alquanto significativo: "Alive - for once in my lifetime".
Il resto del decennio trascorrerà senza alcun nuovo prodotto targato "Psychedelic Furs", ma in compenso vedrà i nostri impegnati in una continua, frenetica ed onestissima attività live durante la quale il buon Richard troverà anche il tempo di realizzare (nel 2006) il suo primo, omonimo, album solista!
Paolo 15 anni fa
*** Messaggio originale corretto dall'autore il 12/12/2010 - 18.03.56 ***Gli Psychedelic Furs (letteralmente: pelliccie psichedeliche) sono stati uno dei gruppi più poliedrici della cosiddetta New Wave inglese degli anni '80.
Essi nascono a Londra sul finire degli anni '70 dalle ceneri della rivoluzione punk, che mutò radicalmente il mondo del rock.
La formazione era puttosto atipica per quei tempi essendo formata da ben sei elementi:
Richard Butler (voce), il fratello Tim (basso), John Ashton e Roger Morris (chitarre), Duncan Kilburn (sax) e Vince Ely (batteria).
Il loro stile era ovviamente influenzato dal furore punk, al quale veniva mescolata la psichedelia dei Velvet Underground e il glam-rock dei Roxy Music, senza dimenticare il pop-rock contemporaneo di David Bowie, che tralaltro si rivelerà un loro grande estimatore.
Il debutto avviene nel '79 con il singolo "We love you" a cui seguirà, l'anno dopo, il primo album intitolato semplicemente "The Psychedelic Furs" dove sono ben evidenti le influenze sopracitate. L'album è prodotto da Steve Lillywithe che proprio quell'anno produrrà l'album di debutto degli emergenti U2!
Il secondo album, "Talk talk talk" dell'81, sempre prodotto da Lillywithe, è decisamente più accurato del precedente e si divide tra sonorità dure e cupe (Dumb waiters, All of this and nothing) ed altre più solari e melodiche (Pretty in pink, She is mine).
Questi primi due lavori ottengono un buon riscontro soprattutto negli Stati Uniti, meta ambita da ogni musicista britannico.
Purtroppo però, a questo successo fa da controaltare le prime crepe all'interno della formazione, che portano all'abbandono di Kilburn (il cui sax è ancora oggi molto rimpianto!) e Morris.
Il quartetto superstite non si perde però d'animo e vola proprio negli States per realizzare il nuovo album.
Prodotto da un'altro grande nome quale Todd Rundgren il terzo album, "Forever now" dell'82, volge verso l'elettronica offrendo un sound più ricco ed allo stesso tempo più melodico, come testimonia appieno il fortunato singolo "Love my way".
Perso per strada anche Ely, e ridotti a trio, i PF proseguono senza remore per la strada intrapresa e nell'84 sfornano "Mirror moves".
L'album, spesso ingenerosamente bollato come "commerciale" dai fan più puristi, consolida invece il successo della band soprattutto grazie ai fortunatissimi hit-singles "Heaven" (loro indiscusso cavallo di battaglia!) e "The ghost in you".
Ben presto anche il cinema, in un certo senso, si accorge di loro: nell'86 il regista Howard Deutch, ispirandosi alla loro vecchia hit "Pretty in pink", gira una commedia giovanile dal titolo omonimo (da noi intitolata "Bella in rosa") ed offre agli stessi PF di reinterpretare per l'occasione il loro vecchio brano.
Quest'ennesimo positivo riscontro preparerà la strada al nuovo album "Midnight to midnight", pubblicato l'anno seguente, contraddistinto da un robusto pop-rock da discoteca.
Il 1988 è anno di bilanci e la band pubblica l'antologia "All of this and nothing" che si rivela tuttaltro che una banale raccolta di hits, affiancando ad essi anche tracce non pubblicate su singolo ma ugualmente interessanti, con l'aggiunta di un brano nuovo di zecca, "All that money wants", che segna il gradito ritorno di Vince Ely.
Nell'89 esce "Book of days", un album contraddistinto da suoni inaspettatamente cupi ed arrabbiati, anche se non mancano sporadici momenti melodici.
Nel '91, dopo l'ennesimo e definitivo abbandono di Vince Ely i PF, con un'estemporanea formazione a sei, eseguono il loro "canto del cigno" con il raffinato e melodico "World outside".
Trascorsi gli anni '90 ognuno per la propria strada (i fratelli Butler formeranno anche un nuovo gruppo chiamato Love Spit Love), nel 2000 i tre elementi originari rimettono in piedi la band e partono per un lungo tour tra Europa e Stati Uniti ben documentato nel bellissimo album live "Beautiful chaos" e dal DVD "Live at the House of Blues" entrambe del 2001.
Viene inoltre pubblicato un nuovo singolo dal titolo alquanto significativo: "Alive - for once in my lifetime".
Il resto del decennio trascorrerà senza alcun nuovo prodotto targato "Psychedelic Furs", ma in compenso vedrà i nostri impegnati in una continua, frenetica ed onestissima attività live durante la quale il buon Richard troverà anche il tempo di realizzare (nel 2006) il suo primo, omonimo, album solista!
Essi nascono a Londra sul finire degli anni '70 dalle ceneri della rivoluzione punk, che mutò radicalmente il mondo del rock.
La formazione era puttosto atipica per quei tempi essendo formata da ben sei elementi:
Richard Butler (voce), il fratello Tim (basso), John Ashton e Roger Morris (chitarre), Duncan Kilburn (sax) e Vince Ely (batteria).
Il loro stile era ovviamente influenzato dal furore punk, al quale veniva mescolata la psichedelia dei Velvet Underground e il glam-rock dei Roxy Music, senza dimenticare il pop-rock contemporaneo di David Bowie, che tralaltro si rivelerà un loro grande estimatore.
Il debutto avviene nel '79 con il singolo "We love you" a cui seguirà, l'anno dopo, il primo album intitolato semplicemente "The Psychedelic Furs" dove sono ben evidenti le influenze sopracitate. L'album è prodotto da Steve Lillywithe che proprio quell'anno produrrà l'album di debutto degli emergenti U2!
Il secondo album, "Talk talk talk" dell'81, sempre prodotto da Lillywithe, è decisamente più accurato del precedente e si divide tra sonorità dure e cupe (Dumb waiters, All of this and nothing) ed altre più solari e melodiche (Pretty in pink, She is mine).
Questi primi due lavori ottengono un buon riscontro soprattutto negli Stati Uniti, meta ambita da ogni musicista britannico.
Purtroppo però, a questo successo fa da controaltare le prime crepe all'interno della formazione, che portano all'abbandono di Kilburn (il cui sax è ancora oggi molto rimpianto!) e Morris.
Il quartetto superstite non si perde però d'animo e vola proprio negli States per realizzare il nuovo album.
Prodotto da un'altro grande nome quale Todd Rundgren il terzo album, "Forever now" dell'82, volge verso l'elettronica offrendo un sound più ricco ed allo stesso tempo più melodico, come testimonia appieno il fortunato singolo "Love my way".
Perso per strada anche Ely, e ridotti a trio, i PF proseguono senza remore per la strada intrapresa e nell'84 sfornano "Mirror moves".
L'album, spesso ingenerosamente bollato come "commerciale" dai fan più puristi, consolida invece il successo della band soprattutto grazie ai fortunatissimi hit-singles "Heaven" (loro indiscusso cavallo di battaglia!) e "The ghost in you".
Ben presto anche il cinema, in un certo senso, si accorge di loro: nell'86 il regista Howard Deutch, ispirandosi alla loro vecchia hit "Pretty in pink", gira una commedia giovanile dal titolo omonimo (da noi intitolata "Bella in rosa") ed offre agli stessi PF di reinterpretare per l'occasione il loro vecchio brano.
Quest'ennesimo positivo riscontro preparerà la strada al nuovo album "Midnight to midnight", pubblicato l'anno seguente, contraddistinto da un robusto pop-rock da discoteca.
Il 1988 è anno di bilanci e la band pubblica l'antologia "All of this and nothing" che si rivela tuttaltro che una banale raccolta di hits, affiancando ad essi anche tracce non pubblicate su singolo ma ugualmente interessanti, con l'aggiunta di un brano nuovo di zecca, "All that money wants", che segna il gradito ritorno di Vince Ely.
Nell'89 esce "Book of days", un album contraddistinto da suoni inaspettatamente cupi ed arrabbiati, anche se non mancano sporadici momenti melodici.
Nel '91, dopo l'ennesimo e definitivo abbandono di Vince Ely i PF, con un'estemporanea formazione a sei, eseguono il loro "canto del cigno" con il raffinato e melodico "World outside".
Trascorsi gli anni '90 ognuno per la propria strada (i fratelli Butler formeranno anche un nuovo gruppo chiamato Love Spit Love), nel 2000 i tre elementi originari rimettono in piedi la band e partono per un lungo tour tra Europa e Stati Uniti ben documentato nel bellissimo album live "Beautiful chaos" e dal DVD "Live at the House of Blues" entrambe del 2001.
Viene inoltre pubblicato un nuovo singolo dal titolo alquanto significativo: "Alive - for once in my lifetime".
Il resto del decennio trascorrerà senza alcun nuovo prodotto targato "Psychedelic Furs", ma in compenso vedrà i nostri impegnati in una continua, frenetica ed onestissima attività live durante la quale il buon Richard troverà anche il tempo di realizzare (nel 2006) il suo primo, omonimo, album solista!
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