Vietate nozze ad un paraplegico

  ettore    16 anni fa

Il vescovo di Viterbo: «Questo matrimonio
non s'ha da fare: lo sposo è paraplegico»


di Arnaldo Sassi
VITERBO (7 giugno) - Potrebbe essere tranquillamente classificata come una riedizione dei “Promessi sposi” di manzoniana memoria in versione XXI secolo la vicenda che nel capoluogo della Tuscia, città tradizionalista e papalina (da non dimenticare che qui si celebrò, nel 1268, il conclave più lungo della storia, che durò ben 33 mesi e portò all’elezione di Gregorio X), sta scuotendo le coscienze di molti e provocando l’ennesima frattura tra Chiesa e società civile. Una vicenda che vede nel ruolo di don Abbondio (o forse di don Rodrigo?) il vescovo viterbese Lorenzo Chiarinelli, il quale ha detto no al matrimonio religioso di due ragazzi perché lui è diventato improvvisamente paraplegico e quindi è messa in dubbio la sua capacità di procreare.

La vicenda è complessa e drammatica allo stesso tempo. I due promessi sono due normalissimi giovani (hanno entrambi 25 anni) della media borghesia viterbese che, dopo qualche anno di fidanzamento, decidono di convolare a giuste nozze, tra fiori bianchi e candele, nonché con l’immancabile abito bianco di lei. Ma il destino, che talvolta è atroce, ci si mette di mezzo. A meno di due mesi dalla fatidica data, lui è protagonista di un bruttissimo incidente stradale che mette in pericolo la sua vita. Dopo qualche giorno di sala di rianimazione riesce a recuperare, ma la sentenza dei medici è comunque una tegola in testa: nell’urto è stata lesa la spina dorsale e quindi il ragazzo ha perso l’uso degli arti inferiori. Solo il tempo e le cure potranno dire se un giorno la capacità motoria potrà essere recuperata.

Di fronte a questa nuova quanto drammatica situazione, i due ragazzi si interrogano. Sul loro futuro. Insieme o divisi? La risposta - com’è facile intuire - non deve essere stata facile, ma alla fine è determinata. I novelli Renzo e Lucia decidono che affronteranno uniti più che mai il resto della loro vita e decidono altresì che il matrimonio dovrà celebrarsi nella data che era stata precedentemente stabilita. Una sfida del loro amore al destino vigliacco.

Tutto risolto quindi? Neanche per idea. Perché quando i due sposini comunicano la loro decisione al parroco, lui chiede una dichiarazione di consapevolezza dei rischi e delle difficoltà future cui andranno incontro. Loro ci rimangono un po’ male, più che altro per quella che potrebbe apparire come una mancanza di fiducia nei loro confronti, ma accettano di buon grado di mettere nero su bianco. Del resto la loro determinazione è tale che nulla può fermarli. Il foglio di carta viene dunque recapitato al vescovo Chiarinelli, il quale neanche chiama i due giovani per un eventuale colloquio. La sua risposta è “non possumus”, senza tanti giri di parole, perchè non è certa - da parte di lui - la capacità di procreare. E così niente candele, niente altare, niente marcia nuziale.


Trovo fuori dal tempo appellarsi al diritto canonico quando questo cozza con l'etica. E' come se in un regime tu dici ad uno di premere un bottone che da la corrente, e la corrente punisce i sovversivi e li conduce alla morte. La scusa di costui non può essere: E' IL DIRITTO, LA LEGGE ED IO LA SEGUO PEDISSEQUAMENTE.
Dov'è l'etica in tutto questo?

C'è un momento in cui l'uomo, e questo lo dico a belvetta, che mi dicono di DIRITTO se ne intenda, deve distinguere fra quello che GLI DICONO DI FARE e QUELLO CHE RITIENE GIUSTO. Questo a mio aviso distingue l'uomo dal cane. O dall'automa.

Chi si vuole offendere si offenda. Avrà la coda di paglia.

Quindi AMMESSO E CONCESSO che il diritto canonico indichi che il paraplegico NON POTENDO riprodursi NON POSSA SPOSARSI essendo il matrimonio votato principalmente alla riprocreazione, la mia domanda è: IO SONO SANO, perchè ha me non hanno chiesto la conta degli spermatozoi? LO SO IO PERCHE' perchè potenzialmente potrei, ma non v'è certezza, potrei essere sterile da morire. NEANCHE a mia moglie qualcuno ha chiesto il test di fertilità. Eppure IL DIRITTO CANONICO PRESUME che io e mia moglie possiamo riprodurci.

IN QUESTO io ravviso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE una discriminazione.
Ed un impoverimento del sacro vincolo del matrimonio.

IO SONO CREDENTE, EX SCOUT e di conseguenza EX CATECHISTA, SPOSATO IN CHIESA, ma dico che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino il parroco e il vescovo di PARMA e non quelli di Viterbo.

I PRECETTI DELLA CHIESA CI SONO, ma c'è sempre l'intermediazione dei parroci, dei vescovi, e di tutta la gerarchia. Ci sono province più o meno moderne, tolleranti o meno.

IL FATTO CHE LA COPPIA abbia accettato, non rende la cosa meno grave. SE MI SPARANO E DICO: "PERDONO" non vuol dire che il reato, fosse anche solo morale, non ci sia.

E POI I CATTOLICI LI CONOSCO BENE, sono anche fra quelli che votano lega nord, incendiano le baracche dei ROM, e vogliono MOGLI E BUOI DEI PAESI SUOI.

Poi si scoprono tutti uniti contro il gay, il paraplegico, il musulmano.

E CHI SI VUOLE OFFENDERE SI OFFENDA. Siamo in uno stato laico, libero e democratico.

CIAUZ
  ettore    16 anni fa
Il vescovo di Viterbo: «Questo matrimonio
non s'ha da fare: lo sposo è paraplegico»


di Arnaldo Sassi
VITERBO (7 giugno) - Potrebbe essere tranquillamente classificata come una riedizione dei “Promessi sposi” di manzoniana memoria in versione XXI secolo la vicenda che nel capoluogo della Tuscia, città tradizionalista e papalina (da non dimenticare che qui si celebrò, nel 1268, il conclave più lungo della storia, che durò ben 33 mesi e portò all’elezione di Gregorio X), sta scuotendo le coscienze di molti e provocando l’ennesima frattura tra Chiesa e società civile. Una vicenda che vede nel ruolo di don Abbondio (o forse di don Rodrigo?) il vescovo viterbese Lorenzo Chiarinelli, il quale ha detto no al matrimonio religioso di due ragazzi perché lui è diventato improvvisamente paraplegico e quindi è messa in dubbio la sua capacità di procreare.

La vicenda è complessa e drammatica allo stesso tempo. I due promessi sono due normalissimi giovani (hanno entrambi 25 anni) della media borghesia viterbese che, dopo qualche anno di fidanzamento, decidono di convolare a giuste nozze, tra fiori bianchi e candele, nonché con l’immancabile abito bianco di lei. Ma il destino, che talvolta è atroce, ci si mette di mezzo. A meno di due mesi dalla fatidica data, lui è protagonista di un bruttissimo incidente stradale che mette in pericolo la sua vita. Dopo qualche giorno di sala di rianimazione riesce a recuperare, ma la sentenza dei medici è comunque una tegola in testa: nell’urto è stata lesa la spina dorsale e quindi il ragazzo ha perso l’uso degli arti inferiori. Solo il tempo e le cure potranno dire se un giorno la capacità motoria potrà essere recuperata.

Di fronte a questa nuova quanto drammatica situazione, i due ragazzi si interrogano. Sul loro futuro. Insieme o divisi? La risposta - com’è facile intuire - non deve essere stata facile, ma alla fine è determinata. I novelli Renzo e Lucia decidono che affronteranno uniti più che mai il resto della loro vita e decidono altresì che il matrimonio dovrà celebrarsi nella data che era stata precedentemente stabilita. Una sfida del loro amore al destino vigliacco.

Tutto risolto quindi? Neanche per idea. Perché quando i due sposini comunicano la loro decisione al parroco, lui chiede una dichiarazione di consapevolezza dei rischi e delle difficoltà future cui andranno incontro. Loro ci rimangono un po’ male, più che altro per quella che potrebbe apparire come una mancanza di fiducia nei loro confronti, ma accettano di buon grado di mettere nero su bianco. Del resto la loro determinazione è tale che nulla può fermarli. Il foglio di carta viene dunque recapitato al vescovo Chiarinelli, il quale neanche chiama i due giovani per un eventuale colloquio. La sua risposta è “non possumus”, senza tanti giri di parole, perchè non è certa - da parte di lui - la capacità di procreare. E così niente candele, niente altare, niente marcia nuziale.


Trovo fuori dal tempo appellarsi al diritto canonico quando questo cozza con l'etica. E' come se in un regime tu dici ad uno di premere un bottone che da la corrente, e la corrente punisce i sovversivi e li conduce alla morte. La scusa di costui non può essere: E' IL DIRITTO, LA LEGGE ED IO LA SEGUO PEDISSEQUAMENTE.
Dov'è l'etica in tutto questo?

C'è un momento in cui l'uomo, e questo lo dico a belvetta, che mi dicono di DIRITTO se ne intenda, deve distinguere fra quello che GLI DICONO DI FARE e QUELLO CHE RITIENE GIUSTO. Questo a mio aviso distingue l'uomo dal cane. O dall'automa.

Chi si vuole offendere si offenda. Avrà la coda di paglia.

Quindi AMMESSO E CONCESSO che il diritto canonico indichi che il paraplegico NON POTENDO riprodursi NON POSSA SPOSARSI essendo il matrimonio votato principalmente alla riprocreazione, la mia domanda è: IO SONO SANO, perchè ha me non hanno chiesto la conta degli spermatozoi? LO SO IO PERCHE' perchè potenzialmente potrei, ma non v'è certezza, potrei essere sterile da morire. NEANCHE a mia moglie qualcuno ha chiesto il test di fertilità. Eppure IL DIRITTO CANONICO PRESUME che io e mia moglie possiamo riprodurci.

IN QUESTO io ravviso SOLO ed ESCLUSIVAMENTE una discriminazione.
Ed un impoverimento del sacro vincolo del matrimonio.

IO SONO CREDENTE, EX SCOUT e di conseguenza EX CATECHISTA, SPOSATO IN CHIESA, ma dico che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino il parroco e il vescovo di PARMA e non quelli di Viterbo.

I PRECETTI DELLA CHIESA CI SONO, ma c'è sempre l'intermediazione dei parroci, dei vescovi, e di tutta la gerarchia. Ci sono province più o meno moderne, tolleranti o meno.

IL FATTO CHE LA COPPIA abbia accettato, non rende la cosa meno grave. SE MI SPARANO E DICO: "PERDONO" non vuol dire che il reato, fosse anche solo morale, non ci sia.

E POI I CATTOLICI LI CONOSCO BENE, sono anche fra quelli che votano lega nord, incendiano le baracche dei ROM, e vogliono MOGLI E BUOI DEI PAESI SUOI.

Poi si scoprono tutti uniti contro il gay, il paraplegico, il musulmano.

E CHI SI VUOLE OFFENDERE SI OFFENDA. Siamo in uno stato laico, libero e democratico.

CIAUZ

  merlino    16 anni fa

Ma poi non c'è tanto da stupirsi figuriamoci!!!! se la chiesa nega la comunione alle persone divorziate , e sostiene che usare il preservativo è peccato perche si interrompe una probabile vita umana allora ...................!!!!! i preti Mon dieu!!!!
  merlino    16 anni fa
Ma poi non c'è tanto da stupirsi figuriamoci!!!! se la chiesa nega la comunione alle persone divorziate , e sostiene che usare il preservativo è peccato perche si interrompe una probabile vita umana allora ...................!!!!! i preti Mon dieu!!!!

  Paolo    16 anni fa

Contariamente a quanto ci si possa aspettare da me mi preme anzichè esprimere il mio noto dissenso sulla rigidità dei dogmi cattolici, segnalare il caso di due ragazzi di Salerno, lei sana mentre lui tetraplegico, che hanno convolato a nozze con rito religioso.
Questo a riprova del fatto che il il Diritto Canonico è tutt'altro che un dogma inoppugnabile, una norma, come ha detto qualcuno di mia conoscenza, "non passibile d'interpretazione".
Questo finchè a gestirlo è un vero uomo d'amore e non un burocrate in tonaca!
  Paolo    16 anni fa
Contariamente a quanto ci si possa aspettare da me mi preme anzichè esprimere il mio noto dissenso sulla rigidità dei dogmi cattolici, segnalare il caso di due ragazzi di Salerno, lei sana mentre lui tetraplegico, che hanno convolato a nozze con rito religioso.
Questo a riprova del fatto che il il Diritto Canonico è tutt'altro che un dogma inoppugnabile, una norma, come ha detto qualcuno di mia conoscenza, "non passibile d'interpretazione".
Questo finchè a gestirlo è un vero uomo d'amore e non un burocrate in tonaca!

  ettore    16 anni fa

Originariamente scritto da: merlino
Ma poi non c'è tanto da stupirsi figuriamoci!!!! se la chiesa nega la comunione alle persone divorziate , e sostiene che usare il preservativo è peccato perche si interrompe una probabile vita umana allora ...................!!!!! i preti Mon dieu!!!!

bravo merlino
bravi tutti
mi piacerebbe sapere SUOR ROSA, la nostra amica puteolana, cosa ne pensa...

chi glielo chiede?
  ettore    16 anni fa
Originariamente scritto da: merlino
Ma poi non c'è tanto da stupirsi figuriamoci!!!! se la chiesa nega la comunione alle persone divorziate , e sostiene che usare il preservativo è peccato perche si interrompe una probabile vita umana allora ...................!!!!! i preti Mon dieu!!!!

bravo merlino
bravi tutti
mi piacerebbe sapere SUOR ROSA, la nostra amica puteolana, cosa ne pensa...

chi glielo chiede?

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