Il trucco
Il trucco
SCENA 1:
Di notte con un pò di nebbia, visibilità scarsa.
Personaggi: un signore ben vestito con cappello a cilindro ed occhiali spessi, Maria, vestita tipo casalinga anni 70, un cavallo.
Signore distinto:
Cos’è quello?
Maria:
E’ un unicorno
Signore distinto:
Non ne avevo mai visto così vicino prima d’ora
Maria (con il tono di vuole convincere qualcuno):
E’ bellissimo
Il signore ben vestito con occhiali spessi accarezza il cavallo, afferra il corno dell’unicorno che si stacca e si vede che è una carota,
Voce dal cavallo (in tono basso):
Via via
Signore distinto (dispiaciuto per aver tolto il corno):
Mi dispiace
(accorgendosi che è una carota) Ma cos’è?
Mentre il cavallo tenta di scappare cade, il cavallo si apre in due e le due parti corrono via separatamente,si vede chiaramente a questo punto che il cavallo era finto.
SCENA 2:
Interno casa povera un po’ all’antica
Personaggi: Maria; Arturo, un uomo di mezza età; Carletto, più giovane con aria da tonto.
Carletto (tono reprobo, con l’aria da tonto un po’ tartagliando):
Ma dai, dove vuoi che lo prendevo un cavallo vero!?
Arturo (molto nervoso):
Ma quello che meno capisco è come mai continuo a dare retta a questooo… questo qua (indicando Carletto con le due mani aperte)
Maria:
Ma poverino avevamo deciso di incoraggiarlo un po’
Arturo (interrompendo):
Lo sapevo che non ci sarebbe mai cascato, sarà pure un po’ cecato ma mica scemo, direttore dello zoo mica ci fanno il primo che passa, qua se continua così toccherà cercarci un lavoro per campare.
Carletto:
Aaahhh non dire quella parola lo sai che mi fa stare male, sono rimasto traumatizzato da piccolo, vedere tutto quel lavoro intorno a me mi ha sconvolto.
Arturo:
Scherza tu ma qua se non troviamo l’idea che ci permetta di fare il “colpaccio”…
Carletto:
Beh io stavo pensando…
Arturo:
No tu non pensare più che di belle pensate ne hai già fatte abbastanza, l’ultima poi…quella di spacciare soldi antichi ai turisti
Carletto:
Ma lo fanno tutti
Arturo (ironico, sempre più arrabbiato):
Si tutti.. e poi “tutti” (detto con tono ironico) mica spacciano carta moneta antica, non esisteva! Guarda che roba (mostra una banconota fatta fotocopiandone una del monopoli con la faccia di Giulio Cesare di Asterix e la scritta corretta in “monopolum”) e ci hai pure messo la data ci hai messo… 136 avanti cristo!! (fa per picchiarlo)
Maria (intervenendo a difendere Carletto):
Smettila di picchiarlo sulla testa!
Carletto (mentre si ripara con un braccio):
Intanto un paio di giapponesi quasi ci cascavano, e poi è anche colpa vostra che invece di aiutarmi bloccate il mio estro creativo, per esempio mi avete impedito di aggiungere due teste a Diablo per spacciarlo come cerbero
Maria:
Ma è un bassotto!
Carletto:
Appunto poteva andare bene come coccodrillo nano, specie rarissima (alzando un dito con aria saccente) lì il trucco stava venendo bene, gli ho messo la dentiera da Dracula di carnevale, gli ho fatto gli occhi grandi grandi con il collirio di nonna, peccato che quando sono andato a prendere la vernice verde poi non l’ho più trovato.
Arturo:
Ce credo pora bestia! S’è girato, ha visto lo specchio e gli è preso un colpo, è scappato via guaendo, poi per le scale ha incontrato la signora Iolanda, la vedova, quella che il marito lavorava all’ufficio imposte, da allora la signora Iolanda che crede nella “mettein pisscichiosi”, va giurando in giro di aver visto il povero marito reincarnato in un bassotto, dice (imitando una voce femminile)“sembrava un cane ma quello sguardo… e il modo in cui mi ha sorriso… era proprio lui” (e fa un espressione piegando leggermente la testa da un lato, con gli occhi sgranati e un sorriso a bocca larga e denti serrati)
Maria:
Oh intanto co’ sta storia alla “povera” (enfatizzando la parola “povera”) signora Iolanda j’hanno riconosciuto l’infermità mentale e ce prende i soldi dell’accompagno.
Carletto:
Vero eh? Io c’avrei diritto almeno alla metà, comunque ho un’idea migliore, lo toso, lo dipingo di verde e lo spaccio come “iguana abbaiensis” (di nuovo alzando un dito con aria saccente)
Maria (urlando):
Non ti azzardare più a toccare il mio diablolino!!
Arturo:
E poi chissà a quest’ora dove sarà arrivato ormai
Carletto:
Già chissà a quante vedove avrà fatto prende i soldi
Maria:
Poi con la confusione che s’è generata tra la signora Iolanda che gridava e Diablo che correva da tutte le parti guaendo è arrivata un sacco di gente, il poro Diablo m’è saltato addosso spaventato come a di “aiutame tu” poi ha sentito l’odore delle salsicce che avevo preso da Piero il macellaio mentre tu lo distraevi ( e fa il gesto di infilarsi la fila di salsicce nel vestito attraverso la scollatura dall’alto fischiettando) le portavo tipo imbottitura nel vestito largo e me le ha fatte uscì tutte, non potevo farle vedere, sai com’è la gente, pensa sempre male, ho provato a nasconderne un pò buttandole de qua e dellà e mi sono accorta di averle buttate nella nicchia di santa Petrecca, davanti a tutta quella gente co sto vestitone largo che dovevo fa? Me so inginocchiata e ho gridato: “miracolo! Sono dimagrita di colpo”
Arturo:
Si da quel giorno c’è un andirivieni continuo de tutte le ciccione della città che portano salsicce come offerte, “santa Petrecca famme diventà secca”, a dimagrì non ne è dimagrita nessuna, ma i gatti come se so ingrassati..
Carletto (come risvegliandosi di soprassalto):
Li potrei colorare a righe nere e arancioni e venderli per tigri nane
Arturo:
Così ci rimarrebbero un pò di salsicce per noi
Maria:
Nooo! E’ peccato mortale prendere le offerte della santa.
Arturo:
Ma quali offerte! Le salsicce? Adesso vado a vedere se ne sono rimaste un po’ (e esce)
Maria (correndogli dietro):
No fermati che vai all’infernoooo, (ed esce anche lei inseguendolo)
Carletto:
Ma tu guarda che strani sti umani, uno fa tanto per aiutarli… (si gira e si vede che ha una coda che esce dai pantaloni, si toglie il giubbotto e si vedono un paio di alucce tipo pipistrello, e svolazza via dalla finestra)
FINE
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